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Che anziani saremo noi?

Che anziani saremo noi è un quesito valido per tutti, per ogni generazione.

Ormai sappiamo tutti, ciò che sono gli anziani di oggi: silenziosi ascoltano con attenzione. Sono abituati ad aspettare i tempi altrui di chi si occupa di loro. Mangiano quello che viene loro dato senza troppe proteste. Come in collegio si coricano quando normalmente noi ancora lavoriamo.

Non hanno pretese e vivono nell’attesa dell’arrivo di qualcuno di familiare. Il passare del tempo ha tolto loro la padronanza dei movimenti, ciò che li rendeva liberi. Ma nonostante questo restano profondamente liberi dentro.

Sono abituati a sopportare e non lamentarsi perché molti sono figli della guerra durante la quale anche il pane duro era una leccornia. La loro resistenza alla vita (molto più pratica è autentica della nostra resilienza) è fatta di profondi valori, condivisibili o no ma pur sempre valori. Sono l’ultimo baluardo di una economia anche basata sul risparmio. Quello che oggi non esiste più: un po’ perché il costo della vita è alto e gli stipendi bassi ma anche e soprattutto perché questa è l’epoca liquida che disincentiva il risparmio surclassato dall’acquisto a tutti i costi e con tutti i sacrifici.

Loro i sacrifici li hanno fatti per poter costruire qualcosa per il domani e il dopodomani. Non hanno la smania di parlare o comunicare sempre e in ogni momento con qualcuno. Sanno vivere di lunghi silenzi. Spesso i giornali riportano dati, statistiche, numeri di come si prospetta la società futura disegnandola spesso come una società di anziani gli stessi che purtroppo sono stati falcidiati dal Covid19. Una memoria dimezzata, una parte della società più debole ci ha lasciato.

Ma pensando al futuro e anche un attimo con positività e messi da parte i numeri, osservando le persone anziane c'è da chiedersi e in molti non lo fanno, che anziani saremo noi, abituati a rimanere sempre connessi, a sentirci persi se capitiamo in un luogo senza Wi-Fi.

Abituati a ottenere tutto subito smanettando in Rete. Scarpe o cibo non conta, c’è sempre qualcuno che a tutte le ore del giorno e della notte (non importa a quale costo) soddisferà la nostra voglia quotidiana a misura di carta di credito.

Come sarà la nostra vecchiaia rispetto alle proiezioni mediche e sanitarie dei prossimi decenni. In un Paese – unico al mondo – ad avere il diritto della cura nella Costituzione ma la cui politica odierna considera la sanità ancora (per poco) la “vacca grassa” alla quale attingere e da cui drenare denaro?

Che società stiamo costruendo per il nostro futuro di anziani? Domande alle quali in pochi rispondono forse per evitarrsi risposte difficili. Che anziani saremo noi è un quesito valido per tutti, per ogni generazione perchè ognuno di noi, può evitarlo con mille accorgimenti, ma da questa età della vita, dovremo, speriamo bene, passarci tutti.